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Una Ragazza Fantastica – Atto 17 –

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 di Onemarishow

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Una Ragazza Fantastica – Atto 17 – 

Le Amiche

Dopo, non so più quante sere trascorse chiusa in casa a lume di candela, questa sera  esco.

Esco con le mie amiche.

Dovrei essere contenta, ma già prevedo consigli e suggerimenti su come sopravvivere alla mia nuova condizione…

Ci vediamo a casa di Ludo, niente ristoranti. Causa la mia nuova vita da sfaccendata, quindi povera, han deciso di non andare a mangiare fuori e spender soldi.

Ludo cucinerà una pasta più o meno in bianco con qualcosa sopra che dia un tocco di colore, ma vi prego è bandita la parola sapore. So bene che non è per mangiare che ci vediamo quindi qualsiasi cosa va bene, anche i primi di Ludo.

Appuntamento alle nove. Io alle sette e trenta esco di casa, ho voglia di andarci a piedi e infatti arrivo con un po’ di ritardo. Durante la lunga camminata mi auguro che una delle cinque non ci sia, così abbiamo motivo di parlare dell’assente di turno, solitamente appena manca qualcuna ci divertiamo a parlarne, spesso male, ma non per cattiveria, perché ci si diverte… e prego che ci sia Gigi, così solleva la serata con i suoi argomenti frivoli.

E se proprio ci siamo tutte, mi auguro che a qualcuna sia successo qualcosa di grave tipo tinta sbagliata di mezza tonalità di colore, manicure venuta male, o ancora meglio messaggi di watsapp da interpretare così faremo mezzanotte e oltre, quando ormai il sonno coglie tutte e torniamo ognuno a casa propria.

Ho indossato dei jeans e una maglietta bianca, spero si accorgano che sono dimagrita, Gigi sicuramente lo noterà non gli sfugge mai nulla.

Quando arrivo sono già lì. Tutte sedute, tutte, non manca nessuno c’è anche Gigi che di solito arriva per il dolce.

Appena in casa neanche il tempo di posare la borsa e togliermi la giacca, in coro e monocorde mi chiedono:

–      ciao, come stai?

–      come va?

–      allora? tutto bene?

–      ti senti meglio?

–      stai facendo qualcosa?

Oddio, mi sembra di essere in una riunione di alcolisti anonimi o qualcosa del genere, manca solo che ora mi fan sedere al centro e a turno ripetiamo il nome giusto per vedere se ho perso anche la memoria, oltre al lavoro…

Capisco subito che purtroppo non c’è nessuna tragedia, a Lara il parrucchiere di turno non ha sbagliato la gradazione di biondo, peccato sarebbe stata la tragedia che poteva catalizzare tutta la serata, Lola non è in pre-ciclo e quindi non ci ripeterà ad oltranza che tra ieri sera e stamattina è aumentata di dieci chili, insomma  non vedevano l’ora che arrivassi.

Ludo la padrona di casa, mi viene incontro e abbracciandomi urla

–      dai tesoro levati quella giacca e mettiti seduta, questa sera pensiamo noi a te.

È l’inizio della fine, la mia fine!

Lia incalza

–      lavori in vista niente immagino,

Ludo aggiunge subito

–      ma stai almeno cercando qualcosa? stai inviando il tuo CV? Mandamelo via mail domani, così vediamo se funziona se ha il giusto appeal, se è scritto bene, sai basta una virgola e ti giochi una possibile carriera…

Le guardo e un po’ mi viene da ridere. Rispondo che non ho ancora messo mani al CV e quindi non l’ho inviato da nessuna parte;

Il coro da stadio non si fa attendere,

–      noooooo

–      ma cosa aspetti era la prima cosa da fare,

–      allora da più di una settimana a casa cosa stai facendo, come trascorri le giornate, noi che pensavamo che questa sera ci avresti già comunicato di un nuovo lavoro e invece non hai ancora aperto il tuo curriculum.

–      Sei sicura di star bene? Guarda che perdere il lavoro è una cosa seria

rispondo sovra pensiero e un po’ smarrita

–      no ho perso un braccio o una gamba, al momento ho perso solo il lavoro.

Mi guardano allibite e un po’ deluse, ci conosciamo bene e so che si aspettano il momento lacrima e disperazione, ma pur volendo accontentarle non riesco proprio a far uscire una lacrima, ho talmente pianto nei giorni precedenti che le ho esaurite tutte.

Ovviamente nessuno nota che sto dimagrendo, confidavo nell’occhio attento di Gigi, ero sicura lui lo avrebbe notato, ma niente.

Dopo un breve silenzio, non vedendo lacrime Lea attacca

–      ma sai almeno cosa vuoi fare?

Lara, con il suo stress fin dentro le ossa, interviene senza darmi il tempo di capire la domanda

–      beh non mi sembra il caso di pensare troppo a cosa le piace fare, siamo in uno stato di emergenza deve fare  la prima cosa che capita, tu – rivolgendosi a Lea – ti piace quello che fai?

Grande Lara, tutti puntiamo Lea, con il pensiero comune: dai Lea raccontaci di quanto sei disperata e infelice.

Lea lavora in uno studio di notai, tutti molto anziani, in un ufficio in centro molto grande con le pareti grigie, tavoli e armadi grigi, sedie giganti di finta pelle, almeno la sua è in finta pelle, finestre enormi con tende che un tempo erano bianche, ma ormai grigie perché non vengono mai lavate. Abbiamo sempre pensato che il lavoro di Lea sia il peggio che possa capitarti nella vita; ma lei tutte le volte, e anche questa volta non da nessuna soddisfazione

–      certo che mi piace, mi pagano bene e mi trattano da signora.

Ci guardiamo tutte complici e sadiche, come solo le amiche possono essere tra loro,  sappiamo bene che la sottopagano e soprattutto non la trattano affatto da signora, anzi; le mogli dei notai, le vere signore della situazione, o almeno così credono, la chiamano a tutte le ore del giorno, anche nei fine settimana per farsi ricordare a che ora devono prendere la compressa per la pressione alta, cosa devono fare e quando, che serata devono presenziare, dove si svolge il pranzo per l’inaugurazione di ogni genere di cose, e poi prenota le visite e gli esami clinici dei familiari dei notai fino alla terza generazione, prenota parrucchiere e centri spa, spedisce cartoline di auguri e fiori alle amiche delle amiche Signore bene della città e tanto altro.

Lei si ostina a dire che è un lavoro favoloso, le piace e insiste a dire che la pagano bene, ovvero scatti di anzianità a parte guadagna mille euro al mese, però è assunta a tempo indeterminato con tredicesima e quattordicesima e durante Natale e Pasqua porta a casa quintali di pandoro e panettoni  e uova di cioccolata da sfamare mezza Africa.

Vista l’età dei notai e delle moglie il diabete la fa da padrone e quindi tutto ciò che è dolce diventa automaticamente di Lea. Per fortuna questa sera non ha portato nulla, solitamente tira fuori panettoni, pandoro e uova di cioccolato anche nel mese di agosto.

Ma, ahimè non vogliono parlare di Lea questa sera…  infatti Ludo interviene

–      non mi sembra il caso di parlare di Lea che un lavoro ce l’ha, per quanto possa non piacerle

 Lea vorrebbe intervenire, ma Lara parla più velocemente

–      giusto Ludo, questa sera dobbiamo risolvere il caso della disoccupata;

Penso di svenire ma resto vigile, mi chiamano “la disoccupata” quindi tra di loro  parlano di me e questo lo sapevo, ma non mi chiamano più per nome, dicono “la disoccupata”.

Con tono un po’ duro, dico che preferire sfaccendata anziché disoccupata.

Mi guardano. Silenzio.

Lola insegnante della scuola elementare, ma odia i bambini, ed è di sinistra estrema, la leggenda dei comunisti che si mangiavano i bambini forse non era proprio inventata, tira fuori la maestra che vive in conflitto dentro di se e puntualizza subito

tesoro chiamiamo le cose con il proprio nome. Sei una disoccupata, ovvero sei nella condizione di mancanza di un lavoro per una persona in età da lavoro. Cambiare nome alle cose non risolve il problema.

Wow si è letta la descrizione sul dizionario prima di uscire di casa, iena.

Ludo, la filosofa del gruppo, lavora in università e la pagano una miseria, ma la sua cara e ricca nonnina novantenne, che lei si augura viva in eterno, le da la paghetta mensile, oltre ad averle dato la casa dove vive, interviene con una citazione;

Ludo è nota per parlare con parole di altri, filosofi, scrittori, poeti, drammaturghi, mai una volta che dica qualcosa di suo; ecco che per l’occasione scomoda William Shakespeare:

– “Cosa c’è in un nome? Quel che chiamiamo rosa anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe sempre lo stesso dolce profumo.”

Tutte ovviamente la guardiamo in attesa che ci spieghi cosa vuole dirci realmente;

– Voglio dire – Ludo inizia a parlare dicendo sempre “voglio dire”

 che il tuo caso non è per niente come una rosa tesoro e quindi è giusto quello che dice Lola, le cose devi chiamarle con il proprio nome. Sei nella condizione drammatica di disoccupata, devi fartene una ragione “non c’è peggior cieco di chi non vuol guardare”

Voilà altra frase fatta.

Non riesco a controbattere, le conosco bene e questa sera sono proprio agguerrite hanno bisogno di scaricare nervi e tensioni e quindi non ho via di scampo se non fingermi improvvisamente malata e farmi accompagnare in un Pronto soccorso, ma alimenterei solo il loro voyeurismo.

Questa sera anche la tivvù langue, la maggior parte dei reality sono finiti, ci sono solo io e il mio dramma e per fortuna si sono concentrate solo sulla questione lavoro… probabilmente il resto lo hanno rimosso, spero…

Si inizia ad apparecchiare, il primo tutto colore e niente sapore di Ludo è quasi pronto, la fame d’ansia alle stelle, sono tutte in piedi intorno al tavolo sgranocchiano patatine, pane, salami vari e tutto ciò che di commestibile trovano davanti per riempire il vuoto.

Io per fortuna ne approfitto per recuperare le forze e ora che tutti hanno abbandonato il divano sfondato mi siedo e sprofondo nel silenzio… nessuno dice niente… mi scrutano senza farsi notare, mentre masticano voracemente …

Una Ragazza Fantastica – Atto 18 – coming soon!!!

 

di Onemarishow

Una Ragazza Fantastica – Atto 16 –

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di Onemarishow

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Una Ragazza Fantastica – Atto 16 – 

Vitamine 

I giorni da sfaccendata, oggi penso che sfaccendata suoni meglio di disoccupata, passano lentamente, riesco a percepire il passaggio da una stagione all’altra cogliendo ogni minima sfumatura e temperatura, ecco il bello di non avere nulla da fare.

Questa mattina mi sono svegliata con un desiderio-intuizione, ho bisogno di assumere delle vitamine per rallegrare, in qualche modo, le mie sinapsi.

Dopo doccia e due ore per decidere cosa mettermi riesco ad uscire di casa.

Quando non fa caldo, ma non fa più freddo vestirsi non è semplice.

Dicevo, dopo due ore davanti l’armadio sono pronta. Esco e mi dirigo verso il mio erborista di fiducia.

Esposto il problema, l’erborista annuisce, mi guarda come uno che ha capito ed è lì solo per aiutare me. Prontamente mi rifila subito venti fialette di intrugli miracolosi dal sapore improponibile da mandar giù ogni mattina, per venti giorni.

Cura eventualmente da ripetere se l’allegria non mi porta via.

Conquistata la preda, ma non ci voleva molto, aggiunge un po’ del suo sapere alle chiacchiere di cortesia e mi rassicura dicendo che il cambio di stagione, cambio orario e lo stress da lavoro provocano momenti di spossatezza e mancanza di energie.

Già, lo stress da lavoro soprattutto, non ho un lavoro ma l’erborista di fiducia questo non lo sa e poi, dormo regolarmente, esco pochissimo, vado solo in palestra con le mie nuove amiche nonnine facendo attività che non mi fanno neanche sudare, comunque annuisco, facendo intendere che ha sicuramente ragione.

Pago con i pochi soldi rimasti, pur sapendo che delle venti fialette ne berrò al massimo due e le altre diciotto rimarranno per sempre nella dispensa in ottima compagnia di altri miracolosi elisir di lunga e snella vita.

Pur consapevole di questo e pur consapevole di non avere i soldi per questo tipo di colpi di testa, allegramente ho digitato le 5 cifre del lettore bancomat e ogni mio desiderio si è avverato.

Non è proprio il top dei miei desideri, ma questa mattina avevo questo, bisogna riconoscere che i desideri qualche volta si adattano alle disponibilità.  Non sempre, ma qualche volta si.

Saluto soddisfatta e  sorridente il mio erborista,  che non capisce questa mia improvvisa gioia… gli uomini e lo shopping, non potranno mai capire.

Mentre sto  varcando la soglia per uscire, un dubbio atroce mi assale e mi blocca, lentamente con movenze da gatta appena puntata da un cane rabbioso, rimetto dentro il piede e dolcemente accompagno la porta chiudendola alle mie spalle, l’erborista ora è ancora più stupito.

Mi avvicino al banco, mi sporgo verso di lui ed in silenzio, ma con tono deciso:

‹per caso queste fiale fanno venire o aumentare l’appetito?›

Il dubbio a mio parere è legittimo, ultimamente pranzo e cena non so cosa siano e non vorrei che l’intruglio miracoloso faccia veramente il miracolo, anche perché dovrei aumentare il budget settimanale della spesa di alimenti e le disponibilità economiche sono minime.

L’erborista mi guarda perplesso, impiega qualche secondo per rispondermi, ma alla fine risponde.

‹NO. Assolutamente no, non fanno aumentare l’appetito – consapevole del soggetto che le sta di fronte aggiunge – vai tranquilla,  non ti fanno ingrassare.›

Faccio un lungo sospiro di sollievo e sorrido nuovamente. L’erborista a questo punto pensa che sia folle, non importa.

L’unica nota positiva del mio tragico momento e la mancanza di appetito e preferirei sfruttare questa sofferenza almeno per vedermi sparire quei chili in più, sarò pure senza lavoro, ma almeno magra.

 di Onemarishow

Una Ragazza Fantastica – Atto 11 –

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Una Ragazza Fantastica – Atto 11 –

Giorno Fatidico

Eravamo rimasti:…”una fetta di torta alle mele, sembra fatta in casa  e forse lo è.”

di Onemarishow  Seduta ad un tavolino che si      affaccia alla vetrata del locale inizio a mangiare la torta. Osservo la strada ed il via vai di passanti frettolosi e con lo sguardo basso, chissà cosa cercano.

Svogliatamente sfoglio il giornale senza riuscire a leggere nulla. Attorno a me altre persone sorridenti consumano la loro colazione, chiacchierano, scrivono messaggi sui loro telefoni, raccontano del film di ieri sera, degli appuntamenti della giornata, di politica e di nulla. In questi momenti vorrei essere sorda, per non sentirli, non respirano pur di parlare per non dire…

Di cosa si dovrebbe parlare quando si parla, non lo so, ma so che non si può parlare senza comunicare qualcosa. Non si deve parlare per riempire il silenzioso imbarazzo che si crea quando si sta insieme ad una persona, una persona qualsiasi; si dovrebbe ascoltare quel silenzio imbarazzante; ma come si fa?

La torta è proprio buona, mastico lentamente gustando i pezzetti di mela all’interno, la pasta è morbida e non molto dolce. Finalmente arriva anche il caffè, forse ora mi sveglierò del tutto e mi renderò conto di essere stata in un sogno. La torta finisce, ne mangerei altre mille di fette, ma non lo faccio, un po’ per non ingrassare e un po’ perché una fetta di torta costa veramente tanto, per essere una fetta di torta.

Bevo il caffè, e mi convinco del tutto che non sono in un sogno, ma nella vita reale.

Mi alzo e pago, do un’occhiata al posto dove ero seduta per accertarmi di non aver dimenticato nulla, oggi potrei dimenticare di tutto, me compresa, ovunque; accertata di non aver lasciato pezzi in giro esco.

Sono appena le nove del mattino e penso di essermi vestita troppo… la temperatura non è adeguata alla stagione; Indosso i pantaloni larghissimi e neri, una camicia a quadri rosa scuro e bluette, una maglia di lana nera con i bottoni bianchi e la giacca di lana a quadretti, le scarpe sono rosse e i calzini, gli unici puliti che sono riuscita a trovare questa mattina, sono a righe oro e verde, non ho con me la solita borsa, ma una più piccola, la borsa del medico di condotta perché è quadrata.

Cammino e guardo la mia immagine riflessa sulle vetrine, sul mio viso si vede benissimo che è stata una lunga notte, ma un po’ di trucco ha fatto il suo modesto dovere, nonostante tutto.

Arrivo. Le prime due ore sono sola, il venerdì arrivano tutti più tardi. Decido di mettere ordine nei cassetti, butto via un sacco di cartacce, poi metto ordine nel computer, elimino documenti e cartelle inutili, lascio l’essenziale per chi dovesse arrivare dopo di me… Vivo ogni azione che compio, ogni movimento, e anche se penso di non star pensando dentro me si sta muovendo un mondo.

Per alcuni momenti ogni cosa sembra immobile. Faccio una pausa caffè, segue più tardi una pausa sigaretta, e man mano che passano le ore mi sento sempre più una intrusa, mi sento in un posto non mio: fuori posto.

Gli spazi silenziosi di qualche ora fa, hanno lasciato spazio al caos. La stanchezza di una lunga settimana traspare sul viso di ognuno. Senza voglia sorrido, saluto, ma rispetto alle prime ore del mattino ora sto facendo tutto in modo automatico.

Il tempo va, l’uscita di scena – non c’è modo di dire più appropriato per il posto che sto per lasciare  – si avvicina, ancora un’oretta… fiuuuuuuuuuuu

di Onemarishow

Una Ragazza Fantastica – atto 5 –

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 di Onemarishow

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Una Ragazza Fantastica – atto 5 –

… Una volta fuori respiro. Guardo il cielo: è azzurro, è vivo e io insieme a lui…

Mi sento leggera e pesante insieme, decido di non tornare a casa e  cammino senza meta, senza stancarmi. Mi perdo tra la gente, nelle vie, mi fermo per minuti infiniti a guardare le vetrine di ogni negozio, comprerei tutto… ma sono appena rimasta senza lavoro e in ogni caso con quello che ho sul conto non riuscirei a comprarmi praticamente nulla… non è giornata!!

Cammino da almeno quattro ore e per un attimo la gioia mi assale, è passata l’ora di pranzo da un pezzo, siamo quasi a cena e non ho ancora mangiato e non ho fame. Mi torna in mente che non ho più un lavoro e dovrei fare qualcosa invece di pensare alla fame… stranamente non mi sono ancora attaccata al telefono per raccontarlo ad amici e amiche, molto strano!! devo chiamare qualcuno per raccontarlo mi dico, ma non ho voglia di parlare, voglio solo camminare.

Senza accorgermi arrivo sotto casa, il cielo azzurro ora è diventato scuro, nonostante i lampioni si intravede qualche stella e fa ancora caldo, l’inverno non tarderà ad arrivare… sorrido. Apro il portone, entro, controllo la casella della posta, nessuna bolletta per fortuna, solo pubblicità e volantini vari che lascio lì. Salgo i cinque piani a piedi, senza fiato arrivo davanti al mio pianerottolo, il rumore della strada non c è più, guardo ancora il cielo le stelle sono aumentate, ne conto qualcuna e senza sapere a che numero sono arrivata entro in casa.

Questa sera decido di non fare nulla. Spengo il telefono, faccio una doccia ed in compagnia della mia lucina leggo e ascolto la radio…. aspettando di addormentarmi. Immediatamente un pensiero mi riporta al sogno ricorrente, ripenso alle previsioni, cerco di analizzare, di capire come il sogno mi aveva già informata della vicenda e io non avevo capito… era un messaggio sottile, meno chiaro e comunque meno catastrofico di quel che pensavo, o forse no?! In fondo i sogni non dicono mai la verità in modo esplicito, al risveglio lasciano la creatività di interpretarli, senza accorgermene mi sono addormentata.

 di Onemarishow

 

Una Ragazza Fantastica – atto 4 –

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Una ragazza fantastica_attosecondo_scenatre di Onemarishow

Una ragazza fantastica                      atto 4  di Onemarishow

Una Ragazza Fantastica- atto 4 –

…the Show must go on!

La giornata è quasi primaverile, nonostante l’inverno alla porta inizi a bussare.

Lascio il bar e come ogni mattina, camminando, in meno di cinque minuti  arrivo a destinazione. Sana e salva ho attraversato indenne il semaforo. Al mio arrivo c’è solo il portiere e io sono sempre la seconda ad arrivare. Il portiere è un ometto robusto e non molto alto, non so quanti anni abbia, penso sia prossimo alla pensione; ha l’ aria molto sofferente,  ma sorride sempre, quasi a tutti, dichiara di avere tutti i mali del mondo. Ogni mattina sembra non arriverà a fine giornata, ma fino a ieri ci è sempre arrivato, e spero per lui ci arrivi anche oggi. Come di consueto mi fermo a parlare con lui e anche questa mattina come tutte le mattine passiamo in rassegna i suoi acciacchi e malanni.

Quando finalmente riesco a liberarmi, con una scusa, sempre la stessa: “scappo, mi scappa la pipì”, penserà sia incontinente, mi avvio ad attraversare il lungo e ancora buio corridoio. Camminando su lastroni di legno cigolanti arrivo alla mia postazione.

Questo posto dove mi reco ogni giorno è un posto particolare, soprattutto al mattino presto quando non c’è nessuno, solo silenzio, rumore e odore di legno. Sembra essere un posto magico e forse un po’ lo è.

La magia si dice la facciano le persone, e in questo posto ad un certo punto arrivano altre persone, ma voilà la magia scompare. Le parole aumentano e diventano frastuono, l’aria diventa pesante, le persone sono sempre stanche, di malumore, nervose, irritanti e ansiose, non capisco perché. E’ un luogo dove si produce poesia, arte, cultura, leggerezza.. ma tutto viene vissuto e trasformato in ansia e pesantezza.  In questo luogo vi trascorro circa cinque ore al giorno. Mi piace, a modo mio mi diverto, oggi potrebbe esser un giorno come tanti… e sarebbe bello in ogni caso, ma presto scopro che non è così.

Chiacchiere di corridoio… cigolanti come i lastroni di legno che lo compongono…  svelano tra le righe che in due settimane non lavorerò più in questo posto, pare non ci siano abbastanza soldi, e ci sono stagisti che possono lavorare gratis… io lavoro senza nessun contratto … quindi non ho molto da obbiettare. La notizia mi lascia perplessa, non recepisco immediatamente il messaggio, due settimane mi sembrano due anni, le ore passano e dentro di me sento un misto di vuoto ed euforia insieme.

I cambiamenti mi piacciono, mi danno quella spinta per scoprire altro. In fondo non sono mai stata a lungo in un posto e dopo un po’ ho sempre sentito il bisogno di lasciare, cambiare, sperimentare fare altro… questa volta quel momento non è ancora arrivato e qualcuno ha deciso per me. Anche questa è un’esperienza! Sono impreparata, il periodo non è dei migliori e la mia situazione economica è tragica, molto tragica. Ho già altri problemi, tutto insieme non so se riuscirò a sopportarlo, non questa volta… oddio, mi fermo rifletto cosa mi succede?!

di Onemarishow

Il vuoto e il pessimismo non possono prendere il sopravvento sull’euforia, devo fare qualcosa, sono una persona positiva, no?! quindi penso di dover sorridere… “dai su sorridi”, mi dico più e più volte, e alla fine un sorriso viene fuori… sapevo di potercela fare! Intanto le ore passano e per la prima volta sono felice di uscire da questo posto.

Una volta fuori respiro. Guardo il cielo: è azzurro, è vivo e io insieme a lui…

di Onemarishow