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ProfeZie Luglio 2013

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ProfeZie Luglio 2013 di Onemarishow

ProfeZie Luglio 2013 di Onemarishow

ARIETE

Luglio: freddo e poi caldo e poi ancora freddo, copriti.

Salute: continua con lo sport.

Amore: lui cerca lei, lei cerca un altro, in amore è sempre così.

Il consiglio del mese:

Porta dentro la tua borsa una pietra di 600 grammi

 

TORO

Luglio: programmare le vacanze a tavolino è come non farle.

Salute: continua a correre, sei sulla buona strada.

Amore: tu cerchi chi non vuol esser trovato/a.

Il consiglio del mese:

Con un pennarello colorato fai ogni giorno un puntino a caso sullo specchio del tuo bagno.

 

GEMELLI

Luglio: guarda oltre la siepe, anche quando la siepe non c’è.

Salute: mare o montagna? Segui il tuo naso.

Amore: sulla via del ritorno si trovano sempre le cose perse all’andata.

Il consiglio del mese:

Per tutto il mese mangia ogni mattina una pesca.

 

CANCRO

Luglio: la realtà è quella che si vede con i propri occhi, non quella descritta da altri.

Salute: camminare in salita aiuta.

Amore: lui e lei, lei e lei, lui e lui, l’amore non ha bisogno di tante parole..

Il consiglio del mese:

Per tutto il mese indossa ogni giorno qualcosa di bianco.

LEONE 

Luglio: l’ottimismo premia sempre, a volte un po’ in ritardo.

Salute: lascia perdere l’ascensore, usa le scale.

Amore: la ragione a tutti i costi, rende ciechi.

Il consiglio del mese:

Per tutto il mese ogni giorno abbraccia una/o sconosciuto/a.

 

VERGINE

Luglio: pensando al mese di agosto… perdi le occasioni di luglio.

Salute: la bicicletta serve per pedalare.

Amore: l’erba del vicino è sempre più verde? Forse lui o lei annaffia più spesso.

Il consiglio del mese:

Per tutto il mese ogni giorno saltella sul posto per qualche minuto.

BILANCIA

Luglio:  in città fa caldo, al mare c’è troppo sole, in montagna magari fa freddo…

Salute: mangia di meno e meglio.

Amore: la crisi unisce e per assurdo rende felici.

Il consiglio del mese:

Per tutto il mese lega ogni giorno una fascia colorata  tra i capelli

 

SCORPIONE 

Luglio: la voglia di mare aumenta ogni giorno di più… ancora un po’ di pazienza.

Salute: forma fisica e bellezza tornano padroni dei vostri giorni.

Amore:  non a tutti va sempre bene, ma per le eccezioni son scintille.

Il consiglio del mese:

Per tutto il mese cammina scalzo almeno un’ora al giorno

 

SAGITTARIO 

Luglio: con i “se” e “ma” non si torna indietro, guarda avanti.

Salute: addominali e ancora addominali.

Amore:  lui lei l’altro e l altra e i vicini e i parenti e gli amici… ma quanti siete?

Il consiglio del mese:

Per tutto il mese ogni giorno resta solo per 30 minuti.

CAPRICORNO

Luglio: il mese corre veloce e voi con lui.

Salute:  sguardi ovunque premiano le fatiche dei mesi scorsi.

Amore: se tutto è sereno non sempre è anche noioso.

Il consiglio del mese:

Per tutto il mese ascolta musica classica prima di addormentarti.

ACQUARIO

Luglio: vorresti che le vacanze non finissero mai… ma finiscono e anche in fretta.

Salute: addominali e corsa non sono mai abbastanza.

Amore: i sorrisi possono fermare le ire nevrotiche, ma non garantisco.

Il consiglio del mese:

Per tutto il mese prenditi cura di una pianta.

PESCI

Luglio: nel dubbio consiglio di dire sempre Si.

Salute: le spiagge ti aspettano… ottimo lavoro.

Amore: ancora pazienza e poi: agosto moglie mia non ti conosco e viceversa.

Il consiglio del mese:

Per tutto il mese non mangiare più di 30gr di pasta al giorno.

 

di Onemarishow

Una Ragazza Fantastica – Atto 15 –

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di Onemarishow

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Una Ragazza Fantastica – Atto 15 –

Un lungo lunedì

Eravamo rimasti: “…nessun impegno, nessuna fretta, nessun orario da rispettare e mi sento persa non riesco neanche ad andare in bagno”

Raccolgo le forze e mi avvio in bagno, la doccia mi farà riprendere. Uscendo dal bagno si accende una lampadina, ecco cosa potrei fare, di fronte a me sul frigo c’è il programma dei corsi in palestra.

Sono iscritta in una delle palestre più in della città, potrei cominciare a frequentarla visto che l’ho pagata. In un lampo sono pronta con tuta, scarpette e borsa, senza pensare sono sulle scale e in pochi minuti arrivo in palestra.

Appena dentro noto con stupore che alle otto del mattino la palestra è come la metropolitana, una folla di persone in continuo movimento, ma fermi sul posto che sprigionano una abbondante traspirazione, segno di una fatica non richiesta, inutile.

Forma fisica e apparenza devono essere proprio importanti al giorno d’oggi.

Passo in spogliatoio poso la borsa prendo l’asciugamano, l’acqua e risalgo, non ho molta voglia di mettermi a correre fissando una parete bianca o una vetrata che da su un triste cortile, ne di pedalare come una dannata su una bici senza ruote, tanto meno di alzare ed abbassare pesi senza uno scopo ben preciso.

Controllo la bacheca il primo corso è alle otto e trenta, cioè tra poco; Mi siedo su un divanetto bianco e aspetto e mentre aspetto osservo la folla sudata che corre e pedala senza andare da nessuna parte, chissà a che ora sono arrivati, magari come me anche loro sono inoccupati, vittime delle stagiste che lavorano gratis, o sono ricchi e amano bruciare i grassi piuttosto che bruciare i soldi in giro per il mondo…

Otto e trenta si inizia.

Entro nella sala due e vengo fulminata con lo sguardo dalle persone che sono già pronte sul tappetino con calzini colorati; Guardo smarrita la platea, età media settanta, capelli sale e pepe, avvolte in tute ginniche ultra fashion.

Mi danno il buongiorno, ricambio con una espressione senza espressione, vederle tutte supine mi rincuora, perché intuisco che in questo corso non si deve saltare sul posto, o almeno lo spero.

‹ E’ la prima volta? niente lavoro oggi? 

Sorrido senza rispondere, lasciando intendere che sì è la prima volta e sono in vacanza. Per fortuna arriva l’istruttrice, alta, magra, naso aquilino, voce un po’ maschile e un sorriso a cento-due-denti. Saluta tutte le signore loro ricambiano con affetto, mi sa che si conoscono da un po’.

Poi guarda me, un po’ in disparte, ancora in piedi con un tappetino azzurro in mano e si avvicina:

‹ Ciao io sono Barbara, è la prima volta che frequenti questo corso? 

‹ Si! – e in silenzio aggiungo- non sono molto allenata …

‹ Non ti preoccupare, togliti le scarpe e fai quello che riesci, ma non fermarti mai – la regola del non fermarsi mai vale proprio ovunque – › 

Mentre mi sto togliendo le scarpe le signore parlano tra loro, una del gruppo oggi compie gli anni, ben settantuno. Parte il coro del Buon Compleanno. La guardo sembra mia sorella.

Musica. Il corso ha inizio.

Le signore attempate sono in formissima, rispetto a me sono delle contorsioniste; Ecco come tirarmi su il morale di prima mattino, seguire una lezione di Yoga con delle signore che potrebbero essere tutte mia nonna ed io in confronto sono un bradipo, non riesco a piegarmi oltre le ginocchia, mentre loro tenendo le gambe perfettamente dritte posano a terra, a fianco ai loro piedi, il palmo delle due mani e contemporaneamente sorridono, io sto facendo uno sforzo sovrumano ed ho un espressione di dolore che farebbe scappare anche il ladro con le migliori intenzioni a volere a tutti i costi il mio portafogli, che poi sarebbe vuoto…

I più lunghi quarantacinque minuti della storia del tempo finiscono.

La lezione finisce! mi sento a pezzi, le signore invece mi sorridono, nel mio viso leggono tutta la stanchezza e l’amarezza per essere un pezzo di legno.

‹ Non ti preoccupare se frequenti con costanza, tempo un mese anche tu sarai brava 

Risate e sorrisi.

‹ Ma come fa? oggi è in vacanza,  se deve lavorare non ce la fa a venire tutte le mattine, mica è in pensione come noi…

Vorrei rispondere urlando che non sono in vacanza, sono una inoccupata, mi piacerebbe tanto  essere in pensione e vorrei anche aggiungere che se supererò lo shock di questa prima lezione possiamo diventare migliori amiche, uscire insieme a prendere il te’ e biscotti tutti i pomeriggi, andare a giocare a carte nel loro circolo pensionati e fare tante altre cose, ma non dico nulla.

Continuo a sorridere guardandole ad una ad una; sono felici, sorridenti, piene di energia e magre.

Abbandono la sala due e mi fermo a fare un po’ di esercizi con gli attrezzi. Si, c’è proprio un sacco di gente, li osservo ad uno ad uno sarei proprio curiosa di sapere cosa fanno nella vita, come mai alle nove e trenta non sono piegati dietro una scrivania, vorrei avvicinarmi ad ognuno di loro per chiederglielo, ma non lo faccio.

Resto ancora un po’ a fare finta di fare esercizi mentre fantastico e finalmente la mia fantasia annuncia che per oggi sono tonica. Posso tornare a casa.

Il mio primo lunedì da fortunata inoccupata scorre lentamente. Leggo, ascolto la radio, scrivo qualcosa faccio finta di andare a fare la spesa, ma non posso comprare nulla…

Penso e ripenso a tutto le cose che posso fare in questa nuova situazione, ma resto ferma al pensiero… infondo è il primo giorno da inoccupata posso anche godermela, ma come?!

di Onemarishow 

Una Ragazza Fantastica – Atto 13 –

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di Onemarishow

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Una Ragazza Fantastica – Atto 13 –

Lacrime copiose come neve
Eravamo rimasti: “Il breve percorso verso la porta di uscita mi sembra lunghissimo, i miei passi sembrano svelti e leggeri, ma non avanzo di un millimetro, in un’apparente fatica raggiungo la porta, la apro e sono fuori.”

Girato l’angolo perdo la forza e inizio a piangere, non riesco a trattenere le lacrime, non mi sforzo a fermarle. La gente, tra il curioso e preoccupato, più curioso però,  mi guarda. Non me ne curo.

Il mio incedere rallenta, le mie leggere scarpette si trasformano  in due blocchi di cemento armato, ogni passo è sempre più pesante. Sdoppiata, mi osservo mentre cammino, lo sguardo che cerca qualcosa e non trova nulla, perché non so cosa vorrei trovare.

Il corpo è sempre più pesante, tutto mi pesa, la borsa, la giacca, ho paura di cadere e mentre continuo a camminare ritorno in me e sento le lacrime che mi bagnano il viso. Non so se sto piangendo perché sono felice e perché da oggi tutto può succedere o se invece sono veramente triste, opto per un compromesso sono felice, ma delusa.

Sudo, le previsioni meteo avevano previsto neve ed in questo preciso istante sento caldo, caldissimo; mentre le lacrime scendono calme e copiose – al posto della neve – arrivo quasi a casa. Sono davanti al portone, sono stanchissima, ho la sensazione di aver scalato una montagna e invece ho camminato appena cinque minuti.

Cerco le chiavi per un bel po’ senza trovarle. Dentro la minuscola borsa le mie mani toccano vari oggetti che non riconosco, ho perso la sensibilità nelle dita. Infilo le mani, o quelle che penso essere mani, in tutte le tasche, nessuna traccia delle chiavi. Finalmente il portone si aspre, qualcuno esce, posso entrare. Salgo i cinque piani a piedi e la fatica, questa volte reale delle scale, mi fa tornare in me. Infilo la mano nella borsa e come per magia tiro fuori le chiavi di casa. Apro, entro, mi chiudo la porta alle spalle.

Mi siedo sul divano e continuo a piangere. Senza accorgermene mi addormento.

Al risveglio il viso sembra sia stato investito da un tir con rimorchio carico di metallo pesante, il segno delle lacrime andrà via, se mi va bene, tra una settimana. Il resto del corpo sembra più minuto, devo mangiare qualcosa, ma non ho fame.

Mi sento come se qualcuno mi avesse presa a botte per ore, o fossi rimasta a letto una settimana con la febbre a quaranta; Mi lavo la faccia con l’acqua fredda e senza asciugarmi mi riguardo allo specchio.

Vivo in una casa con un solo specchio, quello del bagno grandezza 59×59, fino ad oggi mi sono specchiata a metà, – come mai non mi sono mai comprata uno specchio per specchiarmi intera? Ci penso un po’, ma oggi la risposta proprio non ce l’ho. Esco dal bagno, guardo i piatti accumulati negli ultimi giorni e inizio a lavarli.

Mentre lavo sento l’acqua che mi scorre sulle mani, la sua temperatura, la sensazione della schiuma, la spugna da un lato ruvida e dall’altra morbidissima – questa spugna è come la vita un po’ morbida un po’ dura e ruvida, analizzo la consistenza dei bicchieri, irregolari e così delicati, i piatti qualcuno è un po’ sbeccato qua e là, dovrei sostituirli, le pentole, le posate e finalmente finisco e mi accorgo di stare meglio.

Per attimi molto lunghi resto in piedi a fissare il nulla. Tutto si è fermato oggi.

Poi squilla il telefono, un sms della mia amica. Vado da lei.

di Onemarishow

“Una Ragazza Fantastica” gli altri atti sono  qui

Una Ragazza Fantastica – Atto 12 –

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Una Ragazza Fantastica – Atto 12 –

Uscita di scena

Eravamo rimasti:…”“Il tempo va, l’uscita di scena – non c’è modo di dire più appropriato per il posto che sto per lasciare  – è sempre più vicina, ancora un’oretta… fiuuuuuuuuuuu”
di Onemarishow

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Ancora un’ora, non ho molto altro da fare. Devo riconsegnare il cellulare che mi era stato dato in dotazione. Lo restituisco, firmo qualcosa, chiedo se mi possono pagare.

Conosco già la risposta: – la Signora deve firmare il bonifico per poter procedere con il pagamento.-

Lo sapevo. – devo pagare l’affitto e sono completamente senza soldi, entro settimana prossima mi servono – rispondo.

Nel pronunciare queste parole mi arriva un pugno allo stomaco. Potrei iniziare a piangere e non smettere più, ma non lo faccio. Abbozzo un sorriso, saluto tutti e abbandono la stanza dei numeri, sento che gli sguardi mi seguono e mi squarciano la schiena.

Percorro il lungo corridoio accompagnata dal rumore del legno. Ho la sensazione che stia perdendo l’appoggio sotto i piedi.

Arrivo al mio posto, mi sento confusa, mi guardo intorno e, come telecomandata a distanza, inizio a scrivere una mail di arrivederci, addio suona troppo patetico. Risvegliata dalla breve narcolessia, leggo la mail e mi stupisco di me stessa. Alzo lo sguardo e osservo le pareti, per la prima volta mi sembrano un po’ storte, guardo dentro i cassetti: sono completamente vuoti. Di scatto mi alzo, mi fermo, mi risiedo, non so cosa fare, mi sono persa. C’è di meglio che esplorare un posto quando ti senti persa? Mi rialzo, questa volta con l’intenzione di fare un giro di perlustrazione. Il vociare solito del luogo ora è più tenue, è il momento della pausa pranzo. Qualcuno è rimasto piegato sulla scrivania, tutti gli altri sono andati ad affogare i dispiaceri nel piacere del cibo. A buon prezzo ci sono piatti all in, dal colore e sapore indefiniti che lasciano la giusta pesantezza per un pomeriggio allout. Così, per lamentarsi di qualcosa che non è la vera causa del problema: indigestione post prandiale, per non vedere la realtà!!

Ecco perché esiste la pausa pranzo, per farti ovviare al problema reale procurandotene un altro, ma per fortuna esiste e molti la sfruttano, salutare tutti, oggi, proprio non mi andava.

Vago per un po’, poi mi imbatto nei pochi rimasti, nel salutarmi mi guardano, mi scrutano, io guardo loro e sento di non conoscerli, di non averli mai visti prima, loro continuano a guardami e non capisco cosa cercano, non capisco se vorrebbero essere al mio posto o sperano di non trovarcisi mai. Uno di loro mi dice auguri, dentro di me vuoto assoluto: – Auguri?!, oggi non è il mio compleanno e non è Natale.

Negli sguardi da radiografia c’è una sorta di speranza, una voglia, un desiderio. Forse vivono la mia situazione come una loro libertà o una voglia di libertà.

Senza dire nulla, torno alla mia postazione, seduta davanti ad uno schermo premo invio, la mail parte. Prendo la giacca, la borsa, ci siamo, ho finito! Il breve percorso verso la porta di uscita mi sembra lunghissimo, i miei passi sembrano svelti e leggeri, ma non avanzo di un millimetro, in un’apparente fatica raggiungo la porta, la apro e sono fuori.

di Onemarishow

Una Ragazza Fantastica – Atto 8 –

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di Onemarishow

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Una Ragazza Fantastica – Atto 8 –

Il percorso

Eravamo rimasti: “Ecco cosa ci vuole: un caffè, qualcosa di molto dolce e qualche racconto tragico….” 

Entro nel bar, questa mattina è decisamente troppo tardi, il bar è vuoto sono già tutti piegati dietro la loro scrivania. Ordino e in assoluto silenzio, quasi irreale per un bar, consumo il mio caffè e mangio la brioche con  uva sultanina  e gocce di cioccolata. Butto un occhio al giornale, nessuna notizia tragica in copertina; mi osservo e sono vestita con una maglietta bianca con al centro una stella, una giacca nera, dei pantaloni neri, delle scarpe nere, calzini neri, slip se ricordo bene questa mattino ho messo quelli neri, non indosso il reggiseno, ho una canotta grigia, nessun accessorio, capelli normali, giacca e borsa stesse di ieri. Bene, oggi posso dire di essere monocolore, il che significa che non sprizzo di ottimismo da tutti i pori…, ma sento che in fondo, in fondo… un po’ ottimista lo sono.

Esco dal bar, arrivo al semaforo e per magia è già verde, inizio l’attraversamento, mentre cammino ripenso al sogno ricorrente, questa notte non l’ho fatto, che sollievo: “ma vuoi vedere che mi investono proprio oggi, per una volta che passo con il verde, vengo punita per aver rispettato il codice dei pedoni?”

 I pochi metri di strada da attraversare mi sembrano chilometri, mi sento rallentata nei passi, vorrei  allungare un braccio per farmi tirare dall’altra parte, ma non è il caso di fare sceneggiate di prima mattina e comunque, da come tutti corrono e con lo sguardo basso, nessuno mi allungherebbe il suo di braccio per tirarmi a se e salvarmi, da cosa poi ?!

So che posso farcela da sola… e mentre i miei pensieri si accavallano sono già arrivata a destinazione.

L’ingresso questa mattina non è solare e piena di vita come al solito, e non perché sono in ritardissimo. Suono, mi aprono, entro. Saluto velocemente il portiere, oggi non voglio fermarmi a sentire dei suoi acciacchi e di quanto sangue ha perso dal naso questa notte. Un racconto tragico potrebbe chetare i miei pensieri, ma non quello del portiere, i suoi racconti li conosco troppo bene;

Attraverso il solito corridoio dai lastroni di legno, il posto è già popolato da ansia e nervosismo, è decisamente tardi. La buona educazione prima di tutto  mi invita a salutare i presenti con un sonoro buongiorno, non sento nessun eco, mi fermo a metà sala per alcuni secondi, li osservo… che pena. Bene, noto con piacere che finalmente c’è qualcuno che sta peggio.

Raggiungo il mio posto, mi siedo senza togliere la giacca e posare la borsa. Mi guardo intorno, a breve tutto questo non ci sarà più, riguardo ancora più nel dettaglio e mi sento un po’ sollevata, sento che è quello che mi ci vuole per fare… cosa ancora non lo so, ma so che presto lo scoprirò.

Le ore trascorrono lente.  Il tempo è inesorabile, non si lascia distrarre e procede per la sua strada secondo il suo ritmo ben definito, se vuoi puoi metterti al suo passo, ma è sicuro e provato che non sarà mai lui a mettersi al tuo, io non ci provo neanche, e così in men che non si dica per oggi il mio compito qui è finito!

 di Onemarishow